3° Manifesto 2009

DINANIMISMO: FUTURISMO INVERSO ALLA RICERCA DELL’ANIMA SMARRITA

Il grande merito del futurismo, e lo si evince già dal nome, è stato quello di saper leggere il futuribile. Marinetti e i Suoi intuirono che il mondo stava per cambiare, capirono prima di tutti gli altri che il progresso tecnologico stava per diventare una costante della società e non più un evento estemporaneo.

Fu così che, grazie a una genialità senza paragoni, seppero elevarsi a “Maestri di Anime” e per mezzo della loro produzione artistica presero per mano l’uomo dell’inizio ‘900, ricco di “pathos”, ma non pronto per il progresso, e lo accompagnarono nel “mondo tecno-sviluppabile”.

Oggi, in un mondo “tecno-sviluppato” in cui la scienza e il progresso sono delle costanti giustamente inarrestabili, l’Artista deve fare esattamente il contrario.

È necessario, infatti, che la produzione artistica aiuti l’uomo “pre-robot” a ritrovare e a far ripartire la sua Anima disorientata dall’eccessiva velocità e dai numerosi input che le arrivano.

Queste parole possono sembrare eccessive, ma sono necessarie affinché tutti si rendano conto che a breve quello che distinguerà l’uomo dal post-umano sarà proprio il suo sapere e dovere “fare anima”.

Quel “fare Anima” che si compie nell’introspezione, nella riflessione, nella capacità critica e discretiva tra ciò che è bene e ciò che è male. Quel “fare anima” che in un turbine di velocità si sta perdendo e che il DinAnimismo invita invece a non sottovalutare.

Anima che va recuperata anche per mezzo dell’arte, che deve essere semplice, immediata, della gente e per la gente, forte e sconvolgente proprio come quella futurista. Il Futuro senza l’Anima non esiste perché non lo si può né immaginare né costruire!

Zairo Ferrante

(pubblicato ne “I Bisbigli di un’anima muta” – CSA ed. 2011)