La Poetessa Franca Alaimo su “Lockarmi e curarmi con te” di Zairo Ferrante (Bertoni ed. 2022).

Una cosi variegata mescolanza di generi letterari (poesie, pagine diaristiche, riflessioni di carattere medico-scientifiche, il testo del “Giuramento d’Ippocrate”) potrebbe, a tutta prima, disorientare e, soprattutto, minacciare l’unità del libro che se, dal punto di vista temporale, si colloca nel pieno manifestarsi della pandemia, in realtà allude, metaforicamente, ad una condizione di disagio tanto del corpo che dell’anima dell’uomo contemporaneo, che vanno curati con “il prendersi cura” dell’uno e dell’altra.

L’unità dell’opera non va, dunque, ricercata nel genere letterario, ma in questo approccio altamente etico che caratterizza tanto il mestiere di medico, esercitato da Zairo Ferrante, quanto il versificare del poeta.

Nei testi compaiono quattro maestri: Ippocrate, come si è già detto, Gesù, Schopenhauer, Parmenide, tutti devoti al gesto riparatore della Carità e all’ amore per l’Assoluto.Nei versi sono presenti queste idee, ma anche luoghi concreti – la casa, l’ospedale – gi affetti privati e quello per i malati, seguiti con empatia e attenzione (non manca una certa polemica per i medici distratti, che lasciano il malato nella sua solitudine, come un oggetto non-senziente).

Si delinea, così, una bella personalità, nutrita di autentici valori, protesa al bene, al dovere, a quel “tu”, che come scrive, “significa trasferire e proiettare la propria anima in quel tu e per quel tu”. Insomma un libro da leggere per fare pace con la Vita. … nota di lettura tratta da dinanimismopoetico.it

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Lockarmi e curarmi con te” (Bertoni 2022): recensione di Graziella Di Grezia (…da “Il Sud on-Line”).

“Lockarmi  e curarmi con  te” di Zairo Ferrante, Bertoni Editore 2022

Zairo Ferrante ha il merito di mettere in versi ciò che di sublime e infimo caratterizza la professione di  radiologo, che nello scritto mantiene forse l’unica affinità con la poesia.

Lenta, scorre e si consuma, così è un pò la vita”.  La sua possibilità di poesia, all’interno del movimento poetico del “dinanimismo” è  quella di un “medico seduto in riva a un fosso sull’ orlo di una malattia”.

E’ la penna del radiologo che non vive la sua vita soltanto a firmare referti di diagnosi più o meno gravi, di condizioni di negatività o di somma urgenza; è la dimostrazione che la medicina non salva tutti  e soprattutto non  salva i  medici.

Un medico che curava, un uomo che  parlava…e ricordo un’anima che guariva

Un uomo e il suo lavoro, il  suo amore, le sue passioni, ma soprattutto la sua umanità oltre ogni diagnosi; mette in versi  quello che resta dopo la firma, l’invisibile sensibilità di un uomo di  fronte ad un altro  uomo che si  affida  a lui.  “Faccio il dottore per guarire i ciliegi”.

Il  poeta di oggi  non è poeta  di professione,  è piuttosto l’Uomo che vive di medicina  e  versi  e ne fa un’unica religione,  quella del sentire e del partecipare, quella che nessun software di  ultima generazione  può e potrà sostituire.

La “poetica  del Tu” è per Ferrante un distacco che si fa contatto e che umanizza ciò che agli occhi di un paziente è un’esperienza fatta di  luoghi e persone  fredde e distanti.

Come un radiologo cerco una risposta” è l’emblema di  una professione che si  fa ricerca di sé, mentre affronta un quotidiano complesso  quale  quello della pandemia da covid-19, in cui il senso della  cura  è  forse l’ unica vera  terapia perseguibile. … … …continua su: Il Sud On-line

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Dinanimismo 2009-2019 (10 anni d’avanguardia poetico -artistica) – il nuovo e-book del dinanimismo – edito da “Asino Rosso Libri”

Decennale per la poetica postromantica 2.0  lanciata dal poeta Zairo Ferrante, tra i più emergenti nel  panorama italiano, purtroppo -altrove- manieristico oggi dominante dove la poesia  è storicamente spesso combinatoria di  vacue parole velleitarie, cloaca di espressività minore, anche spesso sopravvalutata, che impietosamente non regge il confronto con la grande poesia  classica, dal postsimbolismo stesso e le avanguardie soprattutto del primo novecento. Ferrante invece con il suo dinanimismo traccia una rotta semi inedita, fare bellezza e anima nel mondocomputer,  ispirato anche dal grande postjunghiano psicologo James Hillman (la poesia quasi significante della mente umana tra le sue originali teorie) o il miglior Bauman, tempi liquidi ma insufflati di acqua h20 pura e destinata all’avvenire. Questa produzione di Zairo Ferrante (suportata come co-curatore dal futurista – in fondo tecnoromatico – Roby Guerra e editor on line) è celebration a più voci, coinvolgendo  diversi altri scrittori  con affinità dinanimiste -per cos’ dire- condivise da tempo e periodicamente collaboratori del suo sito promotore on line  e-bookdinanimismo.

Ferrante e il Dinanimismo, e  i dinanimisti?

Ferrante non a caso  appena anche pubblicato dalle storiche edizioni Il Foglio, specializzate nella Poesia…  Nel volume  web in questione significativi ulteriormente gli autori, tutti di provato e provabile nuovo rigore  versificante, un nome su tutti la stessa internazionale scrittrice Margaret Saine, oltre al compianto Girolamo Melis (tra i pionieri della sinergia dinanimista).  Oltre, naturalmente a un ampia ouverture -e  poi epilgo- su certa autorevole  passata rassegna stampa e i manifesti del  movimento poetico.

A cura di Roby Guerra, tratta da: Pensa libero

In dieci anni di attività il Dinanimismo (movimento poetico-artistico già riconosciuto della critica) ha collaborato con le principali Avanguardie letterarie ed artistiche attive in Italia.  Ad oggi  numerosi Autori (ndr. oltre 60), sia Nazionali che Internazionali, hanno deciso di sostenere la neoavanguardia dinanimista, inviando e  pubblicando gratuitamente proprie “opere” (poesie, saggi, quadri etc. etc.) sul blog ufficiale del Movimento, tutt’ora in piena attività.

Scopo di quest’antologia collettiva è quello di celebrare il 10° compleanno del Movimento, con l’augurio che il Dinanimismo possa continuare a crescere, senza mai abbandonare la strada intrapresa nel 2009,  in attesa del 2029.

Il volume, curato da Zairo Ferrante e Roberto Guerra, contiene un’introduzione con le principali note critiche e segnalazioni ricevute dal Dinanimismo, un’antologia collettiva AA.VV. e la sintesi dei principali manifesti del Movimento.

Questo l’elenco degli Autori presenti nell’opera: Miranda Baccini, Roberto Collari, Sylvia Forty, Roby Guerra (bonus track futurista :)), Pietro Edoardo Mallegni, Girolamo Melis (Special Guest), Marco Nuzzo, Maria Pellino, Margaret Saine, Adriana Scanferla, Rita Stanzione e Michela Zanarella.

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Mondadori Store  ePUB

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2019 ODISSEA NELLA PAROLA nel nuovo libro di Zairo Ferrante

Recensione di Roby Guerra da:

ZAIRO FERRANTE: ITACA, PENELOPE E I MAIALI. Piccola odissea contemporanea di sogni, di amori e di barbarie

(EDIZIONI IL FOGLIO, 2019)

Per le prestigiose Edizioni Il Foglio ( per la poesia, editrice storica tra le più rivelanti come per la stessa rivista Il Foglio Letterario) , a cura di Fabio Strinati, nuova produzione poetica e di vertice, sia editoriale che letteraria, per Zairo Ferrante.

Prefazione brillante e intrigante di Michela Zanarella:

” …è un viaggio omerico moderno quello di Ferrante: Da Polifemo a Argo, dalle Sirene ad Eumeo, il suo è un percorso di esplorazione dell’esistenza e dell’umanità….”.

Ferrante, originario di Salerno, d’adozione ferrarese (laurea in Medicina e lavora al Sant’Anna), si è cimentato in una sperimentazione linguistica ardita con esiti intensi, visionari e di Parola assolutamente persuasivi, con lo stesso LMazzoni (in altra cifra…narrativa), dopo questo libro ai vertici stessi per come dire… di Ferrara in Italia, in ambito letterario.

Opera coraggiosa, perchè in tempi liquidi anche per la poesia contemporanea (non a caso una bellissima citazione di  Z. Bauman tra le pagine), soprattutto manierismo, retorico poetare, deludenti sperimentalismi -altrove- sopravvalutazioni delle varie caste letterarie, a Ferrara come in Italia, in particolare un presentismo (invero già da fine secolo) incomparabile con la grande poesia e letteratura del grande passato fino soprattutto al primo novecento d’avanguardia o postromantico, optare per una sorta di riformatizzazione o download dell’Itaca di Omero non è neppure… un banale e pilotato premio letterario, per intenderci.

Fatte le dovute proporzioni e incommensurabili differenze di medium, per la poesia ora Ferrante ha fatto in certo senso quel che Kubrick ha fatto con il celeberrimo 2001 Odissea nello Spazio  – o più circoscritto, a suo tempo, la Rai storica in bianco e nero con la sua versione telefilmica – di Itaca, Ulisse, Polifemo, la maga Circe ecc. che ha educato milioni di italiani sottoacculturati.

Nel suo versificare, non caso anche sperimentale con puntuali deliziosi witz sempre sorprendenti e imprevedibili su un hardware strettamente lirico e-o verso libero, Ferrante ha distillato infatti una nuova versione di uno dei capolavori eterni di Omero, insufflandola di futuro.

Il Dna letterario è quello futuro anteriore, il registro di sistema un bit-verso senza computer, tutti i protagonisti “classici” sembrano cloni più umani degli umani alla luce della perigliosa attuale condizione umana e mutazione sociale in divenire.

Itaca non è solo l’Isola che non esiste, ma una colonia spaziale futuribile o una geopolitica terrestre di un futuro desiderante, quando la parola Civiltà sarà condivisa a livello planetario e non vuote vocali e consonanti mai o poco colorate; Ulisse non solo archetipo dell’eroe esploratore in esilio forzato o ambiguo, ma umano troppo umano e amante felice della maga Circe e anche di Nausica: quest’ultime, rispettivamente una Sirena quasi a Manatthan e Circe una scienziata maliziosa che giustamente trasforma gli uomini in maiali come provvisorio processo per farli evolvere.

Penelope… una Regina democratica che tesse la tela non nell’attesa solo di Ulisse, ma come anticipazione del futuro. E così via…

L’opera di Zairo Ferrante, coerentissimo con l’astronave letteraria che ha lanciato alcuni anni fa, il cosiddetto Dinanimismo, oltre al fare bellezza con volontà di poesia in sé, a fare anima di Hillmaniana ancora recente data memory… ed innestare la poesia nell’era informatica, si sviluppa con una seconda linea parallela squisitamente metasociale se non metapolitica:

i maiali, come nella terza parte del titolo, sono davvero tutti gli umanoidi ancora pitecantropici che congelano sempre l’umanità in tutte le stanze dei bottoni del Potere invisibile (web incluso) che de-genera il mondo e il futuro.

Doppia modulazione simultanea e neo-utopica, come trasparente nella postilla narrante di Ferrante  stesso: “La mia Itaca, la mia Utopia”…

Singolare, infine e avantgarde pura originaria e virtuosa, periodici Spazi di riflessioni per il Lettore, “inclusi” tra i diversi movimenti della narrazione, Itaca e Omero… è sempre un’opera aperta atemporale e aspaziale.

Link asino Rosso Blog

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“Itaca, Penelope e i maiali” di Zairo Ferrante (Ed. Il Foglio 2019)

Impressioni di lettura del poeta argentino Carlo Sanchez

download

“Itaca, Penelope e i maiali”…. Molto interessante partire della culla della nostra cultura occidentale, per guardare il presente.

Omero, la mitologia, i due mostri del mare di Messina, Circe, Ulisse e la sua amata Itaca. Una visione senza iphone, ipad, senza telefonino e i futili oggetti del consumismo. Una chiamata al branco, ai maiali (uomini tutti uguali) in una società che ha dimenticato la sua storia, il suo passato.

Grandi momenti lirici, che ci introducono nel dramma del presente che stiamo vivendo.

Siamo anche noi Ulisse, forse con Penelope un tanto stanca di disfare la tela.

E poi Itaca, La bellezza (non posso non pensare a Kavafis).

“ Se semplicemente fossi” un altro, ti direi che lo spazio per il lettore è aperto in tutto il libro, che l’amore forse ci salverà (non sono sicuro).

“E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso, Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare (…da “Itaca” di Kavafis)”.

*Nota Ricevuta direttamente dal Poeta Carlos Sanchez

Link alla nota

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Il Poeta Beppe Costa dalle pagine del suo blog personale “Beppe Costa Blog”

Recensione di “Come Polvere di Cassetti… mentre gli Angeli danzano per l’Universo”:

Accade a volte che il poeta senta su di sé i dolori altrui, tanti.

Qualche volta, più raramente, ai giorni nostri, accade che chi scrive, nello scrivere, senta i propri anni moltiplicarsi così tanto, da credersi, malgrado giovanissimo, già vecchio, piuttosto stanco e, soprattutto, stracolmo di ricordi.

Accade, ancora più raramente oggi, che chi scrive abbia frequentato e frequenti le scritture di altri che lo hanno appassionato, sentendo addosso quei dolori descritti, sempre eguali eppure sempre diversi, raccolti nel corso degli anni, dei secoli e di tempi senza tempo.

Proprio questa sarebbe, o è, almeno per me, il raggiungimento finale del poeta, malgrado lo stesso non se ne renda mai conto, non sarà mai consapevole di ciò che negli anni non è toccato a lui, ma all’intera umanità. Per questo ne è profondamente toccato e, talora, anche ferito.

Questa “polvere” racchiude non solo la vita o le vite dell’autore “Zairo” ma la complessità e la voglia di essere “solo uno e soffrire come tanti”, per questo forse si occupa di un sogno, in questo mondo di poeti distratti più di altri, da ciò che ci circonda: così fonda il DinAmismo, movimento artistico rivoluzionario (per quanto questo termine abbia perso ormai senso), cercando con i mezzi moderni della rete di avvicinare e avvicinarsi quanto più all’arte, soprattutto poetica, sopraffatta da una infinità di blog, premi, editori senza scrupoli e con l’assenza quasi totale di libri o di scaffali nelle case e la dissoluzione di molte librerie storiche (normale che i primi a sparire da questi ‘territori’ siano proprio i libri di poesie).

Forse perché sono tanti in rete non occorre consumare altri spazi?

Come una apparente ricerca di angeli, divinità o di un Dio perfetto le poesie raccolte inCome polvere di cassetti, al contrario cercano l’umano, il contatto, la carne e l’essere di ciascuno.

Una proposta che prosegue la ricerca fra divino e umano in continua contrapposizione, ci si chiede a ogni pagina, dove il verso essenziale da un ritmo non scontato ai passi della propria vita, carichi di buche, di tensioni e, credo bene, per il lavoro scelto, di dolori ben visibili cui forse la parola divina o umana che sia non arriverà mai a dare un senso. Quel dio invocato diviene il ‘medico’ di se stesso.

Proprio qui troviamo l’autore, nelle poesie che diventano stanze, negli spazi che occupa, più che in quelle che mette a disposizione di altri. Qui, dove ogni pagina è memoria, rivolta o consolazione, scava e continuerà, ne sono certo, a scavare, (prova già a farlo nell’ultima parte del libro) fino a trovare quella dimensione umana che lo renderà meno saggio mentre proverà a ringiovanire. Ma, sicuramente altri errori e altra polvere coprirà gli spazi che occupa augurandogli di lasciare sempre in disordine e colma di fogli almeno la scrivania dove, mentre leggo, mi appare che scrive di sé, degli altri – anche di me – intanto gli angeli (troppo distratti) danzano, malgrado tutto, per l’Universo.

b.c.

Riporto le parole conclusive della prefazione di Michele Zanarella

Diventa un grazie sincero e spontaneo, un grazie alla vita che il poeta ama, accoglie, onora ed elogia. Nel rispetto, nell’umiltà, con amore Zairo Ferrante si affida alla poesia e indossa ali che lo portano in alto, tra parole ben calibrate e di spessore, pronte a mettere radice nel DinAnimismo, il suo movimento poetico-artistico-rivoluzionario delle anime, ufficialmente riconosciuto come avanguardia da una parte della critica letteraria.

alcune poesie tratte dal libro:

Apparenza

L’ora si restringe

e si trascina dietro

anche la luce.

Nel tempo in cui

la morte spadroneggia.

E non è disperazione

ma riposo, quello

che s’addormenta

di questi tempi.

E pur la morte

è viva nel

miracolo della natura.

Tra fucsia crisantemi

che fioriscono dal nulla

e luci di piccole

fiammelle che

squarciano la notte

come fuochi di camini.

E pure la tristezza

che s’avanza dentro al petto,

anch’essa si fa falsa,

quand’in torno

tutt’è Vita

che si nutre di silenzio,

oro vivo che s’insinua

respirato nei polmoni

a portare aria al cuore.

A  mia Mamma

Mentre il sole stanco s’accascia

in un letto adorno di soffice rosso

ed il ferro, che divide la strada

dal verde sfinito dall’estate

trascorsa come una mela divisa,

scricchiola alla luce del vespro

raffreddato dalla sera ch’avanza

lanciando il suo vento sfiancato.

E mentre la luna pone ricurva

la sua gobba a ponente come

questa striscia consumata d’asfalto,

percorsa da me che addosso mi porto,

afflitto, un peso che a volte di colpo

si gonfia e diventa sottile dolore

d’ossa, e di pelle, e di cuore coperto

dal volo insensato e sbagliato di un

gabbiano impazzito che vaga in pianura.

Tu, ancora rinasci, e pur stanca lo sei

ma certo non dormi e combatti e scricchioli,

forse, ma senza rumore e senza sfinirti o

sfiancarti; eppure ti porti il mio e il tuo,

sommati, peso e fardello e mai pronunci

la mia stessa parola – dolore – avendola

trasformata col suono festoso di quattro

lettere, in fila indiana, che formano – dono -.

Come quello che Dio addosso t’accatta

quando, dolce, il tuo labbro si apre.

E che io e gli altri, passanti sperduti,

umanamente chiamiamo sorriso.

(18 agosto 2013)

E parlo a Dio

E parlo a Dio,

che forse Lui m’ascolta quando

in solitaria compagnia muoio nel mio orto.

Lui è risorto, s’è fatto Uomo.

E io…

che uomo già lo sono,

mi faccio dio

parlando un po’ con Lui

per non esser corpo morto.

E parlo a Dio, e così risorgo

anch’io.

Che piccolo come

seme giallo e perso

m’abbandono nell’immenso

della terra per buttare

le radici a non sentirmi

pianta morta

prima del mio nascere.

E parlo a Dio, e così prego

anch’io.

Quando Lui m’ascolta

e nella non risposta

mi risponde

tramite me stesso.

E così anch’io,

senza miracolo

che non sia Vita,

per un poco sento Dio.

CONTINUA SU:  Beppe Costa Blog-spot

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– Critico letterario EMILIO DIEDO – Literary -: estratto dalla recensione di “Come polvere di Cassetti mentre gli Angeli danzano per l’universo” ( David and Matthaus ed. 2015 ) …

Florilegio, questo, nello specifico, i cui fondamentali mattoni, struttura portante della poesia, non sono altro che “pensieri” e “speranze”. Così definisce i suoi versi, con convinta modestia, Zairo. È da qui, da un’umiltà di base, contrapposta ad un’urlata presunzione tipica di tanti, troppi autoproclamati ‘vati’, che, in un intento di defilata implosione, in realtà esplode l’autentico spettacolo pirotecnico della parola. Di quella parola eloquente guardiana del pensiero. La quale si fa schiava dei buoni proponimenti, della bontà, dell’amore… della sottomissione. Non il contrario. «La poesia si confonde con la preghiera e diventa intimo dialogo con gli “angeli”, esseri divini, sempre attenti e vicini alle faccende umane, dispensatori di valori positivi» (dalla 1^ patella). Ed è proprio con tale mentalità che il poeta, inconsapevolmente quanto meritevolmente s’eleva a vate. Vate autentico, non gonfio di presunzione, operatore di fede e di giustizia quindi, parte attiva dell’umanità in «un momento […] in cui si sente il bisogno di aprire i cassetti chiusi da anni e iniziare a sistemare ciò che […], in modo confuso e casuale, era stato riposto.[…] Tratto da Literary.it

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“I bisbigli di un’anima muta Prosa, poesie e dinanimismo” di Zairo Ferrante – Recensione di EMILIO DIEDO: 

I bisbigli di un’animadi Zairo Ferrante hanno in sé la coerente, identica enfasi e l’altrettanto uguale significato dell’opera prima D’amore, di sogni e di altre follie (Este Edition) pubblicata nel 2009. Un significato cioè imposto, nella sua essenza programmatica ed idealistica, fin dalla prefazione disvelante un’ironia, qualche volta anche ridanciana, ma soprattutto fungente da assiduo spot pubblicitario all’insegna del cosiddetto dinAnimismo. Questo il fine primario. Tutta la raccolta (un mixage tra poesia e parafrasi, con un innesto, o meglio un brano d’avvio, perché posto proprio in apertura, d’un raccontino ispiratore e, per così dire, propedeutico ad un finalistico concento) è ineccepibilmente orientata ad una sorta d’addottrinamento dinanimista. La medesima, e se vogliamo, impropria prefazione (la quale avrebbe potuto trovare una diversa, più canonica denominazione, del tipo introduzione; e quindi essere divisa in due parti, di cui la seconda, magari collocata a fine opera piuttosto che all’inizio, con la distinta dizione di ringraziamenti), nel richiamo che reca in sé, rende il libretto alquanto stuzzicante.

Il baricentro concettuale dell’opera è, come anticipato, una metodica discettazione sul dinAnimismo,  movimento che il giovane, ventisettenne autore ha fondato per stimolare «una certa coscienza comunitaria utile a contrastare la futilità, l’ingiustizia e a difendere l’Uomo […] da contrapporre alla dilagante superficialità dei nostri giorni […] una poetica  e una produzione artistica ispirate a principi di matrice “romantico-umanistica”», da intendersi, in buona sostanza, «come un “futurismo” che esalti il divenire dell’uomo e della sua interiorità anziché il divenire della “macchina”».   Il costrutto poetico, a parte, come si disse, l’incipitario raccontino (Prosimetro), è invariabilmente seguito da consequenziali parafrasi e/o annotazioni tendenti, nel dilatare i vari passaggi poetici, ad elevare di volta in volta la conoscenza al dinanimismo. Non sono note strettamente esplicative dei contenuti (non se ne ravvisa alcuna necessità, né concettuale né metaforica, in quanto esemplari per trasparenza semantica) bensì sembrerebbero assolvere a quell’unico bersaglio dinanimista.

Il titolo, I bisbigli di un’anima, è di fatto la letterale specificazione del dinanimismo, in quanto comprensivo della dinamicità dell’Anima. Se è vero che l’anima non partecipa ai rumori molesti del corpo che la rappresenta, potrebbe però essere altrettanto vero che, proprio in forza della parola trascritta nella poesia, essa possa persino cantare ed urlare a squarciagola. Ma, l’implicita sinestesia (e qui sta davvero il piatto forte della poesia di Zairo Ferrante, che snocciola un espediente assai più incisivo della metafora), vuole dimostrare che, nella costruttiva meditazione dell’anima, il suo inappagabile silenzio non vuole farsi stridente portatore di proclami, bensì ama unicamente essere un sussurro latore d’amore, di pace, di giustizia… bisbiglio (tendente a rappresentare un ossimoro di forte sonorità) di sola verità, che comunque, nella sua ponderata posa, sa a sua volta farsi icasticamente prorompente.

Lo scrivere in versi di questo poeta è appunto e soprattutto un inno all’Amore.

Ferrara, ottobre 2011

PUBBLICATA ANCHE SULLA: Rivista Literary

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“L’ANIMA MUTA E MUTANTE DI ZAIRO FERRANTE” : recensione di ROBERTO GUERRA

IL LIBRO DEL DINANIMISMO “I Bisbigli di un’ Anima Muta” Edizioni CSA

Florilegio number one dinanimista per il promotore Zairo Ferrante, sintesi essenziale dei primi anni della nuova poetica: dal 2009, esperimento letterario, neoumanista e postavanguardia, già rilanciato -per la cronaca- da “Style” il mensile inserto de Il Giornale, a cura di Girolamo Melis, e dalla prestigiosa rivista poetico-culturale “Isola Nera”, diretta dalla celebre poetessa sarda Giovanna Mulas.

Un volume cartaceo- “narrativo”… saggistico, “storico-poetico” dell’ancor giovane talento salernitano e anche ferrarese (dove risiede ancora e da alcuni anni): nella città estense ha esordito, subito segnalandosi con una prima raccolta poetica (per Este Edition), poi collaborando con il neofuturismo ferrarese (Asino Rosso giornale blog- l’editing Futurist Editions) e – per un certo periodo anche con il futurismo “scientifico” transumanista.
Come accennato l’antologia minima attuale, memorizza e segnala il divenire ancora d’infanzia per la giovane biografia del neomovimento, approdato in certa futuristica sociale, nello stesso tempo mirabile prova non facile di fare poesia, fare parola, fare anima, fare avvenire, da bordi squisitamente umanistici e – criticamente parlando- non distante da certa visione atopica o archetipica, cara a maestri della psicologia o dell’estetica contemporanea, di neomatrice postromantica, quali il celebre James Hillman (il principale erede di un certo Jung) che il ben noto in Italia, Franco Rella.
Sulla figura-sfondo più recente di certa poietica… sociale post-realista, filtrata attraverso certa ecopoetica di poeti e scrittori, quali lo stesso Girolamo Melis, Giovann Mulas, Gabriel Impaglione e diversi altri.
Non ultimo un certo numero di nuovi talenti, gravitanti oggi nel Dinanimismo, tra appunto certo bordo neoromantico e altri vettori più futuribili. Una “sostenibile e godibile Leggerezza dell’Essere (d’Avantgarde).

RECENSIONE TRATTA DA: Futurismo2000blog.spot

-NOTA/recensione DEL CRITICO ROBERTO GUERRA SU “I BISBIGLI DI UN’ANIMA MUTA” di Zairo Ferrante (CSA-editrice 2011)

Nota/recensione di Roberto Guerra tratta da: asino rosso myblog

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DAL SITO-JOURNAL DELLO SCRITTORE GIROLAMO MELIS: AI PASSANTI DEL WEB – A QUELLI CHE TOCCANO CON LE MANI I LIBRI DI POESIA E QUALCHE VOLTA, PER ROVINARSI, LI LEGGONO…

…ecco il Poeta Zaìro Ferrante.

Continua su: Girolamo Melis.it

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– ESTENSE.COM quotidiano on-line: E-book numero 11 per Futurist Editions a firma del giovane Zairo Ferrante: “Dinanimismo, la Poesia come anima nell’era del computer”

Recensione da Estense.com

E-book numero 11 per Futurist Editions, l’editing dei neofuturisti italiani (a cura di Guerra, Cecchini, Ganzaroli, Donegà) con sede a Ferrara in sinergia con Azione Futurista del celebre Graziano Cecchini “Rosso Trevi”.

Per la collana Poeticamente ecco l’opera del giovane talento di Salerno, Zairo Ferrante, universitario proprio all’ombra del Castello. Ferrante si è già segnalato per la raccolta poetica edita da Este Edition “D’Amore di sogni e d’altre follie… ” dalle vendite sorprendenti per un nuovo autore e per la poesia – tra l’altro – come sottolineato dalla stessa stampa ferrarese e in Campania.

Ora ecco Dinanimismo, un volume on line sperimentale e originale, di taglio poetico-saggistico; il lancio del Movimento omonimo, con tanto di manifesti, e altri micromanifesti di approfondimento sulla poetica secondo Zairo Ferrante, nel XXI Secolo.

Un e-book coraggioso e singolare, l’ambiziosa e affascinante progettualità di sintetizzare appunto la Poesia come Anima nell’era del computer, con riferimenti di Ferrante, tra diversi echi letterari e culturali, al geniale psicologo James Hillman, il principale seguace di Jung, oppure ad certa avanguardia storica tra futurismo e surrealismo. E non caso edito appunto dai nuovi futuristi.

Ma senza dimenticare la poesia pura:

Lo Sconosciuto (di Zairo Ferrante) “F-U-T-U-R-O: Parola veloce,/fatta di F come Effimero,/fatta di T come Troppo veloce,/veloce come il Razzo della R/.Ti travolge./Parola, ai giorni nostri,/neppure pronunziata e già passata, vecchia./Continuamente ci travolge, il futuro/con le sue novità, le sue comodità/e spesso con le stesse/ci spaventa./Paura”.


Il link diretto all’e book:   http://www.estense.com/?p=5130

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“D’AMORE, DI SOGNI E DI ALTRE FOLLIE” di Zairo Ferrante Remix recensioni: di Roberto Guerra, Michela Erika Rossano,Emilio Diedo e Luciano Nanni ( Estratto dalla recensione del critico letterario e scrittore Roberto Guerra ): 

Esordio boom del giovane poeta campano Zairo Ferrante, studente universitario a Ferrara. Un’opera prima deliziosamente  neoromantica e neosurrelista (“Il Mondo è la Valle del Fare Anima, diceva il geniale John Keats), sulla scia di certo Nuovo Romanticismo culturale euopeo e italiano, anche filtrato da un originale e sorprendente posmoderno, lanciato nei decenni scorsi da figure com James Hilman (Re-Visione della Psicologia) o Franco Rella (L’Estetica del Romanticismo).  Opera prima segnalata anche a livello di vendite (a Ferrara, ma a quanto pare anche nel Centro-Sud) dalla stessa Nuova Ferrara. Opera Prima, nei fatti, sui generis: già espressione concreta di un nuovo talento letterario, già capace di vendere Poesia… evento non frequente nella cultura mercantile del nostro tempo..continua…Asino Rosso My Blog

Estratto dalla recensione di Michela E. Rossano:

Libro, vicino alla “prosa poetica” di lezione “ Rondista”, che prende per mano ed accompagna in un viaggio tra e nei sentimenti umani, dall’autore volutamente, espressi in forma chiara e comprensibile, premettendo alle composizioni poetiche alcune righe di ironiche spiegazioni.

L’intero testo è una riflessione di come la maggior parte dei sentimenti che ciascuno di noi può vivere ogni giorno, in realtà presentino molti punti di contatto con le più svariate patologie “psichiatriche”,creando così quella sottile linea tra la “normalità”e la “follia”.

Poesie d’amore…amore per la famiglia, amore per la natura, amore per la propria terra… libriescrittori.com

Estratto dalla recensione del critico letterario e scrittore Emilio Diedo: 

Programmaticamente, è la rivelazione di un trampolino di lancio che eleva, da un’apparente puerilità, la più calda manifestazione di un cuore che vuole assurgere a maestro di puerperali, poetici sentimenti. Chiede, con lucente esteriorità, Zairo, rivolgendosi alla persona di maggior fiducia, che mai ne tradirebbe le intenzioni: «Mamma, come si fa a scrivere una poesia?». Domanda scontata, la cui risposta sta già nella testa del giovane intraprendente poeta. La risposta che ne conseguirà poteva anche essere diversa, ma è comunque esplicativa ed alquanto efficace, e soprattutto indice di una latente forma di poetica che sa essere nella voce anche delle persone le più pratiche, le quali indossano i pani d’una poesia vissuta piuttosto che cercata. «Semplice, bisogna vedere quello che in realtà c’è e non si vede», p. 9. Questa la risposta, inequivocabile, che deve uscire dalla bocca di colei che certamente gradisce, più che disdegnare, d’avere un figlio impegnato nell’antica arte dei trovatori.

Si faccia attenzione a non sottovalutare la portata d’una tale aprioristica enfasi. Nella poesia di Zairo Ferrante è implicito un sottile percorso dal carattere psicoterapeutico, con freudiane sfumature, che ne ingrandiscono lo schermo critico… http://www.literary.it

Estratto dalla recensione del critico letterario Luciano Nanni: 

Poesia. Il volumetto è ciò che si definisce comunemente prosimetro, cioè con poesie e prose, queste ultime a carattere anche illustrativo. Nelle parti poetiche il verso è libero, ma vi è attrazione per la rima che si concatena con naturalezza — rime piane, si noti però la rima sdrucciola ne Il velo tra i vv. 28 e 30: consumarono / ritrovarono. Più che all’autoanalisi, i testi sono rivolti a raccontare, descrivere, esprimere emozioni e pensieri, spesso ribadendo un inciso (anafora), per es. Vento. Giunto al termine della sua fatica il poeta-scrittore garantisce che potrebbe ‘andare avanti all’infinito’ (p. 42), il che fa presumere ulteriori pubblicazioni. http://www.literary.it