*CARO ALDO di Zairo Ferrante
Ad Aldo Capitini


Caro Aldo, ecco questa mia
anche se so che mai la leggerai.
D’altronde sentire tu non puoi
e, forse, vedere ancora meno.


Qualcuno ancora, qui, pratica l’Amore
ma son rimasti in pochi, sparsi.
Ci stiam chiamando fuori
nonostante è necessario.
È solo che non si è degni – o forse in grado –
d’acchiappare e praticare il tuo pensiero.
Ed io
un po’ t’ammiro e un po’ t’invidio, quando
ogni notte, poco prima del sole, questo posto
fatto di cure e di passioni, si riempie d’umanità
quella vera, che profuma di ultimi e senzatetto,
di puttane malmenate e tossici in overdose.
E per un attimo ci ripenso alla grazia ricevuta
poter toccar con mano tutto questo “scarto”
dagli altri rinnegato ma che esiste e forse, e
dico forse, pure Dio lo sa e ci guarda incredulo.


Caro Aldo, vorrei tu fossi al fianco mio
per gioire insieme di quest’istante regalato,
tanto a breve sarà mattina e tutto svanirà
cornetto e cappucino al bar del corso.
Un po’ t’ammiro e un po’ t’invidio
-ma senza cattiveria –
vorrei essere quello che tu dici,
ma fino in fondo e pure in questo mondo.


LA POETICA DEL TU*


La ringrazio è stato davvero gentile!
Di nulla, si figuri…e poi mi dia del tu.
In queste poche parole è racchiusa tutta la poesia del genere umano.
Mi dia del tu: non un semplice invito, non una semplice richiesta, non una mera cortesia, ma una vera comunione.
Un messaggio pesantissimo, l’invito al “tu” vuole essere un invito ad entrare in sintonia con l’interlocutore.
Chi dice: “mi dia del tu”, sta dicendo: “fai pure, prego, sono un uomo anche io”.
Lo stesso Capitini (Filosofo e maggiore esponente del movimento Nonviolento italiano) attribuiva un’importanza fondamentale all’apertura interpersonale che poteva e doveva nascere dal Tu ed infatti in uno dei suoi scritti affermava:
“Oltre il Dio delle opere, sentiamo il Dio dei “tu”… Ma se il Dio che così si aggiunge alla nostra vita anche più alta, è il Dio che dice Tu a tutti e li vuole in eterno liberati, è chiaro che grande valore della nostra vita ha non solo l’atto creante valori, ma l’atto dei tu ai singoli esseri, quello aperto alla realtà liberata per tutti. Dire tu è atto divino. E così la vita religiosa non è tanto dire Tu con la maiuscola a quel Dio, ma dire tu con la minuscola ad ogni essere.”
Come a dire: non preoccupatevi del rapporto con Dio ma di quello con gli uomini suoi figli, quasi un invito a ricercare la vera essenza Divina nella collettività quotidiana.
Insomma dare del tu significa sentirsi quel tu, significa trasferire e proiettare la propria anima in quel tu e per quel tu.
Un’evoluzione dell’antico e semplicissimo, ma pur sempre valido concetto: “Rispetta il prossimo tuo come te stesso”.
Un “Tu” che potrebbe contribuire a rendere migliore il mondo, quel “Tu” che potrebbe far riscoprire il vero valore d’essere Uomo, quel “Tu” che potrebbe insegnare il rispetto e smascherare l’orrido.
Non un semplice pronome, ma una poesia. Non una semplice parola, ma uno stile di vita da abbracciare.
Non una semplice abitudine, ma un mezzo per raggiungere la meta – dai tanti “Lei” in cravatta – fino ad adesso sempre mancata.
E Tu?

**Versi e breve saggio tratti da “Lockarmi e curarmi con te” – Zairo Ferrante – Bertoni Editore 2022 – .

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