Paolo Melandri, romagnolo, poeta, già area Scuola Romana di Filofosofia Politica (Università La Sapienza)

D- Melandri, A che valse? (StreetLIb-Asino Rosso eBook,2023),un nuovo eBook di Poesia Pura di ricerca, una anticipazione?

R- Sì, negli ultimi anni mi sono confrontato, anche a livello autoriale, con diverse tipologie di poesia di ricerca, sopravvissute al postmoderno e alla mancanza di ardimento che, purtroppo, caratterizza l’atmosfera culturale italiana nella situazione attuale. Miei riferimenti archetipici sono l’Archeofuturismo, la Nuova Oggettività, il Mitomodernismo; quest’ultimo, nell’accezione di Giuseppe Conte, suo fondatore.  

D- Melandri, poesie, in breve virtuose, transtemporali, classiche e moderne nobili, alte e rare nel degrado secondo noi poetico attuale e del secondo novecento?

R- Nella mia ricerca, tanti anni fa, non partii dal secondo novecento, ma dal primo, che mi parve da subito molto più stimolante e – implicitamente – innovativo. Annesso poi, nella memoria e nella prassi, anche il secondo novecento, comprese le ragioni dell’attuale “ritorno all’antico” (produzioni, anche di grandi autori, in sonetti, canti, metrica classica, ecc.), fu dare un senso, provocatorio e costruttivo, alla mia scelta, ciò che mi impegnò, al risalire controcorrente nell’abbaglio visionario di un contesto lirico che va nascendo e che sarà, libero, ampio, epico, fu questa quasi-analitica (psicoanalitica?) ricerca di senso a coinvolgermi maggiormente. La transtemporalità mira a un veduto “oltre” lirico, a un futuribile e generoso slancio verso un’omericità e una parrhesia neoclassiche, neo-elleniche, ma di una ellenicità non d’accademia. Il degrado della comunicazione è già divenuto degrado e decadenza della cultura: l’unica possibilità in prospettiva è quella di un controcanto, massimalista, non relativista, assolutista, intransigente, volto a un futuribile post- e anti- globalista, capitalista, imperialista, omologante. Il futuro che annuncio è libero, epico, tragico, coraggioso, italiano. Auspico un maggiore e più approfondito dialogo con la poesia russa, da Puskin a Majakovskij, Pasternak, Tarkovskij. Anche la lezione delle opere teatrali di Marinetti non andrebbe dimenticata.

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**Intervista e immagini ricevute direttamente da Roby Guerra; diritti riservati.

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