Saggezza abbandonata
(solitudine di un anziano)

di

Giovanni Battista Quinto

È nel volto di un bambino
che ritrovo il mio riposo;
nel sorriso genuino
coronato di speranza
come arma generata
per fugar l’indifferenza
dimorante stabilmente
nelle fredde superfici
di chi un cuore l’ha perduto
tra i meandri d’una vita
senza senso ed onestà.
È nell’umile attenzione
che rivivo la ragion dell’esistenza;
nell’azzurro sorprendente,
nei riflessi di un tramonto
invitante, travolgente;
nella candida dolcezza
di un anziano genitore
traboccante di beltà,
di saggezza ed onore.
-Accoglimi con garbo,
orientando il mio passo incerto;
ascoltami, non dolerti di avermi accanto
o di udir la sofferenza;

abbracciami, come feci io con te
quando eri un fanciullo;
asciuga le mie tacite lacrime
ora che la vecchiaia incombe
divenendo per me, grave impedimento.
Potrei offrire ancora tanto,
più di quanto immagini; ma ricorda:
la mia essenza è simile alla fulgida meteora;
il desiderio di ammirarla s’avverte solo
quand’essa si spegne per sempre-.

Giovanni Battista Quinto: Scrive per passione sin dall’adolescenza, prediligendo la scrittura in versi. Laureato in Scienze della Formazione (con all’attivo due Master riguardanti
discipline psicopedagogiche) svolge l’attività di Formatore-Educatore-Pedagogista.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore; tutti i diritti riservati.

**Immagine – Sulla soglia dell’eternità (Vecchio che soffre); Van Gogh – postata dalla Redazione e liberamente tratta da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Van_Gogh_-_Trauernder_alter_Mann.jpeg

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