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Un’onda son io: Giancarlo Nārāyaṇa Fattori & Nerina Citterio

Un’onda son io nel fragor dell’aurora,
giungo a morire sul morir della notte,
e lenta mi struggo, sfiorando in silenzio
gli immoti detriti di questa esistenza:
nei petali rosa del cielo al mattino
mi frango su sabbie, sul cieco destino,
fino a che il mare, in sussurri, m’afferra
in turgido abbraccio, e a sé mi conduce.

—-
E torno a solcare le acque profonde
di questa emozione che chiamano vita.

—-
Lontano, sfuggente, l’incanto del vento
ancor mi consuma d’un dolce tormento,
in ombra, penombra, e buio profondo,
schiacciata dal turbine di tutti gli eventi
mi rompo in frammenti, e rivivo di nuovo,
ho in me mille forme e a volte nessuna,
in ogni mia forma conduco una danza.

—-
E quando la notte mi veste di stelle
avverto nel cielo una luce di gioia
che sfuma paure d’un solingo vagare.
A volte mi chiedo di questo mio errare,
di eterea mia forma senza più forma,
il senso, che sfugga all’ardore del sole,
al bruciore del mare, al dolor della terra.

—-
Eppur nel tremore d’un percorso insensato,
rinasco ogni volta, ogni volta diversa,
nel diverso fluire del tempo, del mondo,
di questa vita dal tortuoso percorso.

Giancarlo Nārāyaṇa Fattori & Nerina Citterio

*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori tramite e-mail; @tutti i diritti riservati.

**Immagine: “La Grande Onda” di Kanagawa; postato dalla redazione di questo blog e liberamente tratto da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Great_Wave_off_Kanagawa2.jpg ; file di Pubblico Dominio.

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