Genova all’alba
di Giancarlo Fattori
È come avere le ali-
gabbiani e ricordi
si contendono sgomenti
il cielo;
il lucore lontano,
il suo colore
di cuore infranto,
suggerisce l’apprestarsi
d’un altro giorno dolente.
Il mare ha la sua voce,
la finestra aperta fa circolare
vento e sale, lacrima e silenzio,
e il canto delle navi
che stanno per salpare.


Smarrirsi in questo sonno
è un po’ come svanire all’infinito-
è morire ad ogni istante,
è ascoltare passi tra le ombre,
è semaforo che rosseggia a vuoto,
sono io che vivo, esisto,
a proseguire, svagato, il mio cammino.
Di pece, l’orizzonte sembra non finire-
borbotta, ribolle, si china, e poi piange,
e non c’è più nulla che tu possa fare
se non lasciarti inghiottire
dalle vivide penombre.
Di nuovo solo,
per non morire di solitudine-
con le stelle dentro
che mi rischiarano ancora.
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